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Piero Martina

1912 - 1982

Piero Martina nasce a Torino nel 1912. A fine anni Venti inizia a lavorare nello studio fotografico del padre e intraprende, come autodidatta, la formazione artistica.

Nel corso degli anni trenta si fa assidua la sua frequentazione di scrittori e artisti – Felice Casorati, Carlo Levi, Francesco Menzio, Carlo Mollino, Italo Cremona, Sergio Solmi – che lo incoraggiano a dedicare tutto il suo tempo alla pittura. Nel 1936 incomincia a dipingere nello studio di Corso Regina Margherita, di cui resta memoria nelle numerose fotografie realizzate da Carlo Mollino e che sarà il suo luogo di lavoro fino al 1971.

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Dopo aver avviato la sua attività espositiva partecipando ad una collettiva presso la Società Promotrice di Belle Arti di Torino nel 1935, nel 1938 tiene la prima mostra personale alla Galleria Genova, presentata in catalogo da Carlo Levi. Seguono tra il ’39 e il ’43 le personale alla Galleria La Zecca di Torino e alla Galleria Barbaroux  di Milano con presentazione di Sergio Solmi, e al Fiore di Firenze con un testo di Michelangelo Masciotta.

Nel 1940 La camera del collezionista gli vale un riconoscimento al Premio Bergamo, e nel 1942 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia.

Nel 1943, in seguito ai bombardamenti su Torino che distruggono la sua casa, trascorre alcuni mesi ad Alassio e a Firenze, dove frequenta Carlo Levi e l’ambiente delle Giubbe Rosse. Viene poi ospitato in Abruzzo, dove incontra Adelia Cutò: si sposano nel 1944 a Nereto e insieme fanno ritorno nella Torino occupata dai tedeschi.

Nella città, ricca di iniziative culturali dell’immediato dopoguerra, collabora all’allestimento di “Nozze di sangue” di Garcia Lorca e di Woyzeck di Buchner al Teatro Gobetti, in entrambi i casi per al regia di Vincenzo Ciaffi, e l’anno successivo è tra gli espositori del Premio Torino.

Nel 1950 partecipa alla XXV Biennale di Venezia, si trasferisce a Roma, dove rimane  per poco più di un anno, dipingendo nello studio di Via Margutta; nel 1951 la Galleria Il Pincio ospita una sua personale presentata da Carlo Levi, con opere ispirate ai frequenti soggiorni nel Sud Italia, in particolare in Puglia. Alla XXVI Biennale di Venezia del 1952  espone Le tessitrici, opere realizzate partendo da attenti studi dal vero condotti presso la manifattura Mazzonis, che testimoniano la sua posizione di  impegno e di partecipazione al dibattito artistico e politico di quegli anni. Nel 1954 espone alla XXVII Biennale di Venezia  comincia il periodo di insegnamento al Liceo Artistico. Nel 1956 è invitato a partecipare con una sala personale alla XXVIII Biennale di Venezia, dove espone un insieme di opere di impronta realista, presentate in catalogo da Massimo Mila. In questi anni si fa assidua la sua partecipazione ai premi nazionali di pittura: nel 1959 si aggiudica il Premio Sardegna, mentre nel 1960 vince il Premio Arezzo ed è presente a Ferrara alla mostra Rinnovamento dell’arte in Italia dal 1930 al 1945.

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Martina nel suo studio con _il Kg d'oro_ vinto al Priemo Arezzo_ 1959_60.png
1962_Martina nello studio_Durante la preparazione della sala alla Biennale del '62_.jpg
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Nel 1962 è nuovamente invitato alla Biennale di Venezia con una sala personale; spetta a Velso Mucci il compito di presentare i cicli dei “Nudi distesi” e dei “Nudi nella vigna”, che sono all’origine di una nuova stagione della sua pittura, più ricca di stratificazioni cromatiche e materiche.

Nel 1967 le sale del Piemonte Artistico Culturale di Torino accolgono un’importante mostra personale che documenta tre decenni di attività artistica ed è accompagnata da una presentazione di Eugenio Montale.

Una posizione centrale è occupata dalla nuova produzione di collage e di carte colorate con inserti a tempera e gesso di cui Montale sottolinea le valenze mitologiche e letterarie.

Nel 1966 vince la cattedra di ornato-disegnato al Liceo Artistico di Brera a Milano e due anni dopo quella di pittura all’Accademia di Palermo. Nel 1969 ottiene il trasferimento a Torino, dove ricopre dapprima la cattedra di Decorazione e dal 1970 quella di Pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti, istituzione di cui è Direttore dal 1973 al 1978.

Nel 1980 la Regione Piemonte promuove l’importante antologica curata da Paolo Fossati e allestita a Palazzo Chiablese.

Martina scompare nel 1982 in seguito a una lunga malattia che negli ultimi anni lo aveva tenuto lontano dalla pittura.

L’Accademia Albertina dedica due omaggi al pittore: la prima mostra nel 1984, a due anni dalla morte curata da Lorenzo Guasco, Omaggio a Piero Martina; la seconda nel 2003 Percorsi di pittura dagli anni trenta agli anni settanta curata da Maria Teresa Roberto e dalla figlia dell’artista Antonella Martina.

Nel 2007 la Città di Saluzzo, nell’ambito di “Saluzzo arte” ha dedicato un omaggio all’artista per i venticinque anni dalla morte. E nel 2008 sue opere sono state esposte all’interno della mostra “Storie di pittura piemontese del Novecento in Liguria” tenuta a Cervo Ligure nelle sale di Palazzo Viale.

Nel 2012 per i cento anni dalla nascita la Regione Piemonte, la Provincia e la Città di Torino promuovono una mostra all’Archivio di Stato di Torino, in Piazza Castello, dal titolo “La metamorfosi del reale”, curata da Francesco Poli. Nel 2019 la località di Cervo Ligure, nell’Imperiese, dove Martina ha trascorso lunghi periodi della sua esistenza nella casa con giardino, di cui rimane una cospicua produzione artistica, gli ha conferito la cittadinanza onoraria, dedicandogli una mostra dal titolo “Piero Martina, il giardino, il mare, il sole” nel Bastione di Mezzodi Vittorio Desiglioli.

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